Il presidente dell’Associazione veneziana Titolari Farmacia invita la categoria, enti e istituzioni a intervenire contro la proposta del Ministero dello Sviluppo Economico

MEDICINALI CON RICETTA NEGLI IPERMERCATI, PANCINO: “IL GOVERNO BLOCCHI L’ITER”. A RISCHIO IL SERVIZIO DI 250 FARMACIE IN PROVINCIA

“Inaccettabile far prevalere le logiche di profitto sulla salute dei cittadini e sul lavoro di migliaia di professionisti. A rischio il futuro del primo presidio sanitario sul territorio”

 

“La proposta del Ministero dello Sviluppo Economico di permettere la vendita di farmaci con ricetta, ovvero quelli di fascia C, nei corner di supermercati e ipermercati va stroncata sul nascere. Favorire le grandi logiche di profitto delle catene a grande distribuzione significherebbe mettere al muro e far sparire in breve tempo le farmacie ‘sotto casa’, con gravi conseguenze per la salute dei cittadini, per il lavoro di migliaia di professionisti e per l’intero sistema sanitario, dando la mazzata definitiva a un settore, quale quello farmaceutico, già tartassato e in gravi difficoltà”.

Il presidente dell’Associazione Titolari Farmacia della provincia di Venezia Celso Giacomo Pancino lancia un accorato appello alla categoria, a enti e istituzioni affinchè venga fatto fronte comune contro una proposta che potrebbe avere effetti a catena pesantissimi.

“Ci siamo già attivati a livello provinciale e regionale per un confronto diretto con il premier Renzi – spiega Pancino –, supportati anche dal Ministero della Salute e rafforzati dal parere negativo sulla proposta del Ministero dello Sviluppo Economico già espresso dalla Corte di Giustizia Europea e dalla Corte Costituzionale. Bisogna fare molto presto, perché altrimenti la proposta, così com’è, arriverà il 20 febbraio al Consiglio dei Ministri. Si tratta di misure che comprometterebbero definitivamente l’efficienza del servizio farmaceutico e la sua capacità di dare risposte sempre più efficaci ai bisogni della collettività. Le farmacie non sarebbero più in grado di fornire alcun servizio aggiuntivo né collaborare costruttivamente all’attuazione degli indirizzi di politica sanitaria definiti dal Governo e dalle Regioni. Lo stesso cittadino avrebbe poi a disposizione un minor numero di punti di accesso al farmaco, peraltro gestiti con logiche commerciali e speculative, collocati unicamente nelle zone commercialmente più redditizie”.

Tra le ipotesi a cui sta lavorando il Ministero della Sviluppo Economico, nell’ambito del Disegno di legge annuale sulla concorrenza e sul mercato, oltre alla vendita dei medicinali con ricetta medica al di fuori delle farmacie ci sarebbe anche la drastica, ulteriore, riduzione del numero di abitanti per farmacia con l’obiettivo di aprire un numero rilevante di nuovi esercizi; una situazione, allo stato delle cose, paradossale. Un ulteriore fronte che desta forte preoccupazione nella categoria è costituito poi dalle proposte, in corso di elaborazione da parte della Conferenza delle Regioni, per un ulteriore taglio al tetto di spesa farmaceutica territoriale, già ridotto in modo drastico e ai limiti della sostenibilità.

“Farmacie e parafarmacie sono due cose nettamente diverse – rimarca Pancino – come ha riconosciuto la Corte Costituzionale nella sentenza del 18 luglio scorso: la farmacia è sottoposta a una serie di vincoli e obblighi, quale servizio di pubblica utilità, che servono a garantire il massimo livello di tutela della salute pubblica: tra gli altri, presenza capillare sul territorio, turni non remunerati, dotazione di farmaci adeguata al servizio, collegamento in rete con il SSN. Per contro, la parafarmacia è nata con finalità prettamente commerciali e mira a posizionarsi nelle aree più redditizie. Permettere, come unico paese al mondo, la vendita di farmaci con obbligo di ricetta medica al di fuori della farmacia, significherebbe destabilizzare l’attuale rete di servizio e ridurre le garanzie per il cittadino. Non si tutela la vita facendo consumare più farmaci: le parafarmacie e i corner dei supermercati possono infatti essere di proprietà di chiunque, ed essere aperti ovunque senza tenere conto di alcun vincolo di natura sanitaria o territoriale. Le farmacie, invece, proprio per esigenze di tutela della salute, possono essere solo di proprietà di farmacisti e possono essere aperte solo sulla base di specifici criteri demografici e geografici, sanciti dalla legge”.

Uno dei problemi principali sarebbe proprio quello di mettere a rischio la salute dei cittadini: “dare ai supermercati la possibilità di vendere farmaci con ricetta medica significherebbe trasformare anche questo tipo di farmaco, destinato alla cura di patologie importanti, in un bene di consumo. Inoltre si andrebbe ad aumentare drasticamente il rischio di abuso di farmaci a scapito di qualsiasi forma di monitoraggio delle terapie per garantire il corretto uso dei medicinali e il rispetto delle prescrizioni mediche e all’attività di farmacovigilanza. Tutto questo con il rischio di malattie iatrogene o di danni alla salute che comportano la necessità di cure o di ricoveri ospedalieri, con impatto negativo sulla spesa pubblica” chiarisce Pancino.

“Le farmacie stanno pagando un prezzo molto alto in questi anni di crisi economica, senza tuttavia venir meno al proprio ruolo di presidio di salute capillarmente distribuito sul territorio – conclude il presidente -. La nostra categoria non può sopportare altri aggravi o tagli né liberalizzazioni che andrebbero invece operate in altre settori. Ci attendiamo pertanto risposte risolutive in tempi brevissimi. La nostra collaborazione è massima”.